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Pur essendo dedicata alla purificazione della Madonna , questa cappella costruita sulla via per Lecce, fu soprattutto luogo di devozione verso il Crocifisso, la cui immagine (un affresco protetto da grate di legno), secondo una diffusa credenza agli inizi del ‘600, avrebbe compiuto molti miracoli “in cuius capite alatre cum imagine SS.mi  Crucifixi antiquissima, et colitur maxima populi devotione, et pendent nonnulla vota argentea, sericea et linea,et dixerunt astantes quod ostendit multa miracula, de quibus mandavimus ut capiatur informatio”.

In quel periodo tuttavia la cappella era notevolmente rovinata, ma in seguito fu riparata con le offerte di alcuni fedeli. In essa si celebrava ex devotione populi e, successivamente, secondo le intenzioni di Luca Antonio Linsgare di Lecce; la famiglia de Martinis, che ne aveva il patronato, con atto del notaio Camillo Antonelli di Monteroni il 24 Settembre 1628 fondò un beneficio, concesso poi a Don Ottavio Catalano Romano.

Vi erano eretti due altari: quello della Purificazione, collocato sotto un piccolo arco sovrastato da un affresco della Vergine, privo dell’occorrente per la celebrazione dei sacri riti e pertanto più volte nel corso del XVIII secolo sul punto di essere demolito, e quello intitolato al Crocefisso, anch’esso sotto un arco con le immagini del Cristo in croce e di alcuni santi sipinte sul muro del 1647.

L’entusiasmo popolare per l’immagine miracolosa dovette esaurirsi entro una decina d’anni, poiché già dal 1640 la chiesa non era provvista di tutti i paramenti e nel 1642 l’altare del Crocefisso risultava privo della pietra sacra, mentre il tetto di canne minacciava di cadere; la cappella fu pertanto interdetta temporaneamente dall’Ordinario diocesano.

Tra il 1649-50 furono necessari, a causa di forti infiltrazioni di umidità, urgenti lavori di ristrutturazione, che comportarono la ricostruzione della maggior parte dei muri dalle fondamenta e il completo rifacimento del soffitto; altri interventi furono effettuati, a spese dei fedeli e soprattutto ad opera di D.Paolo Antonio Alemanno, nel 1692.

La lunghezza della cappella era di circa 36-40 palmi e la larghezza di 16-17.

Verso l’ultima parte del ‘700 essa presentava un aspetto decoroso, essendo dotata delle suppellettili per merito soprattutto di Pietro Putignano.

Nel 1882 essa era coperta da un tetto di canne, il pavimento era lastricato, possedeva un buon calice, ma era dotata di ornamenti sacri appena tollerabili.

Col passare del tempo si rese necessario un rifacimento e, poiché la cappella era considerata municipale, i lavori di restauro vennero eseguiti a carico del Comune; in tale periodo mancavano anche gli arredi sacri necessari e sicuramente non vi si celebrava.

Presso di essa si costituì la Confraternita dei Santi Medici Cosma e Damiano, che si interessò con ammirabile zelo del culto dell’edificio sacro.

Agli inizi del secolo il rettore era don Michele MOCAVERO, al quale nel 1919 mons. Trama, nei decreti per la visita Pastorale, espresse per iscritto le sue congratulazioni per la ricchezza degli arredi e per l’accresciuta partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche.

La chiesa venne successivamente ingrandita, rinnovata secondo lo stile gotico e resa decorosa dal padre spirituale don Achille Rizzo. Essa non risultava consacrata; era comunque “in ottimo stato di conservazione con arredi sufficientissimi per le sacre funzioni”.

Attualmente vi sono due altari ed è costruita su una superficie di circa 100 metri quadri.

Il sito istituzionale del Comune di Monteroni di Lecce è un progetto realizzato da Parsec 3.26 S.r.l.

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